Cambio di paradigma

La premessa di ogni analisi, in questo momento, è rendersi conto che sta cambiando il paradigma sociale.
Molte persone non sono più disponibili ad accettare decisioni, in qualunque campo, ma chiedono di conoscere motivi e processi di decisione e di ricevere spiegazioni delle stesse che le convincano.
Parlo di paradigma perché questo vale in ogni campo: la politica è quello in cui si nota di più, ma la stessa cosa vale ad esempio in campo economico, con la forte spinta a conoscere da dove vengono le merci, come sono prodotte e così via. O in campo sanitario dove i pazienti chiedono sempre più di essere informati sul loro stato e di poter prendere decisioni su se stessi.
A questo si coniuga l’esigenza, che definirei antropologica, di esprimere la propria opinione. Sintomo esteriore dell’esigenza fondamentale di individualità. Una spinta tanto più forte quanto più cresce la pressione antropologica, la sia pur vaga percezione di una terra sempre più affollata e di una realtà che per la maggior parte delle persone (eccetto i “lucky few” che vivono vite eccezionali) si uniforma e costringe ad un conformismo sociale e politico sempre più soffocante.
In questo snodo sta la ragione sia della rabbia “popolare” – alimentata dalle difficoltà economiche ma non attribuibile esclusivamente ad esse – che si radica nella coscienza di non avere peso (“io so io e voi nun siete un cazzo”) sia il grande successo della truffa grillina: uno vale uno, manifesto fondamentale del M5S che è stato disatteso fin dal primo momento e che non a caso ha provocato grandi risentimenti nella rete. Ciononostante l’attaccamento a questa movimento rimane forte anche perché nessun altro soggetto politico sembra capire il bisogno, né tantomeno provare a soddisfarlo. E credo che questa sia la ragione per cui, anche di fronte a una manifesta incapacità e inadeguatezza a risolvere i problemi, il consenso rilevato si abbassa di solo pochi punti percentuali.
Ritengo anche che questa fondamentale carenza dei soggetti politici sia all’origine dell’ondata populista che con un gioco di specchi offre la sensazione di comunicazione a doppio senso, cosa non reale (il blog puro sfogatoio che non è letto né preso in considerazione nelle decisioni) ma ancora in buona parte percepita o comunque sperata.
Rispondere sostanzialmente (e non solo strumentalmente come sta avvenendo ora) a questa esigenza mi pare il fulcro della politica del futuro.

Todo cambia

Tosca

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