Cui prodest

La regola, in ogni indagine che si rispetti, è “cui prodest”, chi ci guadagna.
E tutti i complottisti del mondo si stanno esercitando alacremente in questo periodo a cercare il colpevole.
Sono i cinesi, dice Trump che dei complottisti è il commander-in-chief.
A Pechino invece colpiscono alla cieca e prima accusano dei marinai americani, poi perfino noi italiani, solo perchè il direttore del Mario Negri, reputato istituto farmacologico italiano, ha detto che il virus era in circolazione da molto prima di quanto pensiamo.
Ma basta guardare lo stato pietoso delle nazioni in questo momento per capire che nessuno sano di mente potrebbe pensare di guadagnarci.
Quindi, escludendo l’idea che sia una vendetta della natura contro l’uomo (corrente alla quale appartengo), i complottisti sono disarmati. Girano a vuoto non trovando un colpevole credibile.
Eppure c’è un soggetto che da questa tragedia guadagnerà. Non solo soldi, ma soprattutto un aumento incontrollato del suo già notevole potere.
Pensate un attimo. Stiamo trasferendo su internet la nostra intera vita. E lo faremo per un periodo abbastanza lungo da lasciare un solco di abitudine che rimarrà.
Chi vuole da sempre la nostra intera vita? Chi guadagna da ogni foto che pubblichiamo su Facebook o da ogni sito che visitiamo? Chi riesce a mercificare la nostra vita fin nei suoi più intimi dettagli? Chi lo fa ormai da anni e senza che noi prestiamo vera attenzione a quel che realmente succede?
E chi stava temendo, negli ultimi tempi, che il gioco fosse stato quasi scoperto? (vi imploro: leggete “Il capitalismo della sorveglianza” di Shosana Zuboff)
Ecco, pian piano vedo che una scintilla si accende nei vostri occhi. Bravi, proprio loro: le grandi società del digitale. Google, Facebook, ma anche Amazon e molte altre meno famose.
Loro guadagneranno maree di soldi vendendo i nostri dati che in questo periodo vengono prodotti in quantità esorbitanti.
Ma soprattutto soltanto loro hanno la potenza di calcolo che serve a incrociare dati di tutti i tipi per elaborare soluzioni al problema. E per farlo avranno accesso ad uno dei bocconi più golosi e ancora pochissimo accessibili, per loro: i dati sanitari.
Loro otterranno una modifica strutturale della percezione sociale riguardo alla privacy. C’erano ancora molte resistenze a cedere su questo fronte. L’Europa stava puntando i piedi. E faceva da esempio per il resto del mondo. Almeno quello cosiddetto democratico.
Adesso siamo pronti anche a farci controllare dai droni. Come pensate che vengano trasmessi questi dati? E chi mai ha la potenza di calcolo per incrociarli? Vedo che annuite. Ero sicura che avreste capito.

guardate la luna, non il dito

Tosca

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